[STAMPA] B. secondo il comico "Psiconano truffolo e testa d'asfalto"
Ufficio Stampa Mazzotta - Stefano Sbarbaro [email protected]
Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega.
Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale… sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.
Dario Fo presenta:
Che aspettate a batterci le mani?
Bimbi e ragazzi in concerto
Domenica 13 maggio 2012, ore 11
Palazzo Reale
Orchestra giovanile “Diego Valeri” di Campolongo Maggiore (VE)
Domenica 20 maggio 2012, ore 11
Palazzo Reale
Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili e Infantili in Italia
Nucleo di Reggio Emilia
Sabato 26 maggio 2012, ore 21
Teatro degli Arcimboldi
Fondazione I Pomeriggi Musicali
FuturOrchestra con Ennio Morricone
Le interminabili esequie della Seconda Repubblica sono uno spettacolo impagabile, nel senso che non si paga nemmeno il biglietto: basta mettersi alla finestra e godersi lo spettacolo.
Dopo averlo deriso per cinque anni, dal primo V-Day (25 aprile 2007) all’altroieri, ora tutti scoprono Beppe Grillo. Mentre destra, centro e sinistra si facevano le pippe sul grande centro, la questione settentrionale e quella meridionale, il voto moderato, il partito liquido e quello solido, il terzo polo, la sinistra radicale, il nuovo centrodestra nel solco del partito popolare europeo, il nuovo centrosinistra nel solco della socialdemocrazia blairiana o forse dei democrats clintoniani, la maggioranza ABC, il proporzionale corretto alla francese con recupero alla portoghese e il maggioritario corretto grappa con riporto alla Schifani, il premierato forte, il federalismo solidale, la separazione delle carriere, la fase 2, la crescita, le grandi riforme condivise secondo i moniti del Colle per arginare l’antipolitica, gli elettori fuggivano e Grillo li raccattava, riempiendo le piazze da Nord a Sud e piantando negli enti locali le prime bandierine del suo movimento.
Ora che il medico legale, nelle urne funerarie, certifica la dipartita dei partiti, i politici e i commentatori al seguito non trovano le parole per descrivere quel che sta accadendo. Sentite Massimo Franco, estintore capo del Pompiere della Sera: “Il trionfo dei ‘grillini’ riflette una protesta trasversale che probabilmente pesca oltre i confini della sinistra. È il contenitore di un ‘no’ che... rispecchia confusamente, a volte con parole d’ordine irresponsabili, la voglia di spazzare via un sistema incapace di riformarsi”.
Protesta? Un ‘no’ che rispecchia confusamente? Parole irresponsabili? Ma questo Franco ha mai seguito un’iniziativa del MovimeLe interminabili esequie della Seconda Repubblica sono uno spettacolo impagabile, nel senso che non si paga nemmeno il biglietto: basta mettersi alla finestra e godersi lo spettacolo. Dopo averlo deriso per cinque anni, dal primo V-Day (25 aprile 2007) all’altroieri, ora tutti scoprono Beppe Grillo. Mentre destra, centro e sinistra si facevano le pippe sul grande centro, la questione settentrionale e quella meridionale, il voto moderato, il partito liquido e quello solido, il terzo polo, la sinistra radicale, il nuovo centrodestra nel solco del partito popolare europeo, il nuovo centrosinistra nel solco della socialdemocrazia blairiana o forse dei democrats clintoniani, la maggioranza ABC, il proporzionale corretto alla francese con recupero alla portoghese e il maggioritario corretto grappa con riporto alla Schifani, il premierato forte, il federalismo solidale, la separazione delle carriere, la fase 2, la crescita, le grandi riforme condivise secondo i moniti del Colle per arginare l’antipolitica, gli elettori fuggivano e Grillo li raccattava, riempiendo le piazze da Nord a Sud e piantando negli enti locali le prime bandierine del suo movimento.
Ora che il medico legale, nelle urne funerarie, certifica la dipartita dei partiti, i politici e i commentatori al seguito non trovano le parole per descrivere quel che sta accadendo. Sentite Massimo Franco, estintore capo del Pompiere della Sera: “Il trionfo dei ‘grillini’ riflette una protesta trasversale che probabilmente pesca oltre i confini della sinistra. È il contenitore di un ‘no’ che... rispecchia confusamente, a volte con parole d’ordine irresponsabili, la voglia di spazzare via un sistema incapace di riformarsi”. Protesta? Un ‘no’ che rispecchia confusamente? Parole irresponsabili? Ma questo Franco ha mai seguito un’iniziativa del Movimento 5 Stelle? Ha mai incontrato un candidato? S’è mai accorto che il nome di Grillo non è né nel simbolo né nelle liste del M5S? Ha mai letto il programma o lo confonde con le battute e le provocazioni di Grillo? Ci sa dire quali sarebbero i punti “irresponsabili”? E quando mai Franco e gli altri pompieri han dato degli “irresponsabili” a Culoflaccido B. e a Giuda Bossi quando facevano e dicevano quel che han fatto e detto per vent’anni?
Anche i politici hanno capito tutto. Il Cainano, dal lettone di Putin, fa sapere che “l’esito elettorale è al di sopra delle mie previsioni”: forse pensava che, oltre a non votarlo, gli elettori lo menassero pure (per questo è espatriato). Alfano e Bersani dicono che è colpa di Monti che “doveva ascoltarci di più” (così menavano pure lui). Si risente persino Fitto, in una pausa dei suoi processi: “Il proporzionale, con un quadro già così disarticolato, renderebbe instabile il sistema, salterebbe la governabilità”. Parole che salgono dall’oltretomba. Cesa farfuglia di “fase due”, “rilancio dell’azione di governo”, “unire l’area dei moderati” (peraltro deserta), ma – si badi bene – “in forme nuove, garantendo le diverse specificità”. Verderami, retroscenista del Pompiere, sintetizza mirabilmente la vuotaggine del linguaggio di Palazzo: ammette – bontà sua – che “non c’è spazio per nuovi predellini”, osserva che “Bersani smonta la politica dei due forni” pur temendo che “la maionese possa impazzire”, e rivela che nel centrodestra “sembra prender corpo l’esigenza di aprire un cantiere”. Me cojoni, direbbero a Roma. Bondi, sempre lucido, chiede “unità nell’autonomia”. La Finocchiaro trova che “le elezioni anticipate si allontanano”, ma pure quelle non anticipate: di questo passo bisognerà rinviarle di una ventina d’anni. Napolitano l’ha presa bene. Siccome Grillo gli sta antipatico, dice che non ha vinto: “Di boom ricordo quello degli anni 60, altri non ne vedo”. Anzi, pietrificato a 40 anni fa, non li vuole vedere: “Le amministrative sono un test piuttosto circoscritto”. Ma sì, dai, non è successo niente. Andiamo a nanna sereni. Clio, passami la berretta da notte e stacca il telefono, ché quel Togliatti chiama sempre a mezzanotte. nto 5 Stelle? Ha mai incontrato un candidato? S’è mai accorto che il nome di Grillo non è né nel simbolo né nelle liste del M5S? Ha mai letto il programma o lo confonde con le battute e le provocazioni di Grillo? Ci sa dire quali sarebbero i punti “irresponsabili”? E quando mai Franco e gli altri pompieri han dato degli “irresponsabili” a Culoflaccido B. e a Giuda Bossi quando facevano e dicevano quel che han fatto e detto per vent’anni? Anche i politici hanno capito tutto.
Il Cainano, dal lettone di Putin, fa sapere che “l’esito elettorale è al di sopra delle mie previsioni”: forse pensava che, oltre a non votarlo, gli elettori lo menassero pure (per questo è espatriato). Alfano e Bersani dicono che è colpa di Monti che “doveva ascoltarci di più” (così menavano pure lui). Si risente persino Fitto, in una pausa dei suoi processi: “Il proporzionale, con un quadro già così disarticolato, renderebbe instabile il sistema, salterebbe la governabilità”. Parole che salgono dall’oltretomba. Cesa farfuglia di “fase due”, “rilancio dell’azione di governo”, “unire l’area dei moderati” (peraltro deserta), ma – si badi bene – “in forme nuove, garantendo le diverse specificità”. Verderami, retroscenista del Pompiere, sintetizza mirabilmente la vuotaggine del linguaggio di Palazzo: ammette – bontà sua – che “non c’è spazio per nuovi predellini”, osserva che “Bersani smonta la politica dei due forni” pur temendo che “la maionese possa impazzire”, e rivela che nel centrodestra “sembra prender corpo l’esigenza di aprire un cantiere”. Me cojoni, direbbero a Roma. Bondi, sempre lucido, chiede “unità nell’autonomia”. La Finocchiaro trova che “le elezioni anticipate si allontanano”, ma pure quelle non anticipate: di questo passo bisognerà rinviarle di una ventina d’anni. Napolitano l’ha presa bene. Siccome Grillo gli sta antipatico, dice che non ha vinto: “Di boom ricordo quello degli anni 60, altri non ne vedo”. Anzi, pietrificato a 40 anni fa, non li vuole vedere: “Le amministrative sono un test piuttosto circoscritto”. Ma sì, dai, non è successo niente. Andiamo a nanna sereni. Clio, passami la berretta da notte e stacca il telefono, ché quel Togliatti chiama sempre a mezzanotte.
Il premio Nobel Dario Fo cicerone di sé stesso.
Sabato 5 e Domenica 6 maggio 2012, visto il grande successo di pubblico il Maestro Dario Fo, ripete eccezionalmente la sua performance itinerante negli spazi della mostra.
Uno “spettacolo nello spettacolo”, il Premio Nobel accompagnerà i visitatori tra le opere della mostra animando, le grandi “Tele Parlanti” dedicate alla satira contemporanea, per poi procedere nel lungo percorso dedicato alla Storia dell’arte e rievocando alcuni momenti fondamentali della sua straordinaria carriera artistica. Dario Fo darà vita ad uno spettacolo unico, fedele alla dimensione narrativa della sua pittura e del suo teatro.
Sabato 5 maggio alle ore 16:00
Domenica 6 maggio alle ore 16:00
Ingresso allo spettacolo senza maggiorazioni di sorta sul prezzo: 9,00 euro
Per informazioni: Ufficio Stampa Mazzotta - Stefano Sbarbaro - [email protected]
Produzione: Fondazione Mazzotta http://www.mazzotta.it/