INTERVENTO DI FRANCA RAME IN AULA SULLE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO D'ALEMA E DICHIARAZIONE DI VOTO

Onorevole Ministro, Presidente, Onorevoli colleghi, Il Ministro D’Alema ci ha rassicurati sullo spirito e le intenzioni della missione italiana in Afghanistan. E sono certamente disposta a credere che si stia cercando di fare qualcosa di buono ma non credo che questi tentativi stiano sortendo risultati sufficienti. Innanzi tutto la missione di pace in Afghanistan ha cambiato la sua natura per chiara e palese dichiarazione del presidente degli Stati Uniti d’America, che ha chiesto ai partecipanti alla missione più truppe per affrontare la disastrosa situazione militare. Il nostro Paese è in guerra. Nessuno lo può negare, a mio avviso non ci sono speranze di riportare la pace in Afghanistan seguendo i metodi utilizzati fin’ora. In quel Paese sono state commesse ogni sorta di atrocità. Innumerevoli di massacri di civili, ammessi dal comando della missione “di pace” e giustificati come errori. Per non parlare dell’uso di armi all’ uranio impoverito e migliaia di prostitute che si vendono agli stranieri per sfamare i figli... mangiare insomma. vogliamo dare alla nostra missione un vero senso di pace? Restare, senza muovere un dito di fronte ai crimini contro l’umanità che vengono compiuti in Afghanistan sarebbe soltanto essere complici. INVERTIAMO LA ROTTA! Rovesciamo i termini economici della nostra partecipazione? Oggi spendiamo 300 milioni di euro per le ARMI E I SOLDATI e 30 milioni di euro PER GLI AIUTI UMANITARI. Rovesciamo il rapporto e instauriamo anche criteri certi di verifica sui risultati ottenuti con i soldi spesi. Credo che questo potrebbe essere un terreno favorevole sul quale spostare la discussione tra le varie anime del governo trovando la possibilità di una mediazione. Altrimenti c’è il rischio che questa guerra passi alla storia come un grande crimine contro l’umanità. Dichiarazione di voto Ottima replica. La relazione del ministro mi trova d’accordo al 90%. Rimane il nodo dell'Afghanistan al quale la mia coscienza vorrebbe rispondere con un NO. Ma IN SENATO non ci sono i numeri CERTI, avendo cambiato posizione politica un senatore di centro sinistra, col mio NO rischiamo di andare sotto, rischiamo una crisi di governo, che potrebbe portare alla caduta di Prodi e al ritorno della destra. Come posso prendermi questa responsabilità? Non ci sto e VOTO SI', certa che i miei elettori condivideranno questa mia scelta.


Commenti

Forse non ho capito cosa intendevi dire. Vorrei però sottolineare il fatto che Franca ha votato sì proprio per non far cadere il governo. Qui sul blog puoi trovare il testo della sua dichiarazione di voto.

If you want to sing out sing out

Forse la chiarezza non mi è peculiare.

Chiarisco.

coloro che non hanno votato o votato contro la mozione di dalema hanno sbagliato. (ogni riferimento a Franca Rame non è corretto Lei è una persona che ammiro tantissimo anche per la sua coerenza).Voglio dire che se fai parte di una coalizione di governo che va dal centro all'estrema sinistra devi accettare (COMBATTENDO FINO ALLO SPASIMO) LE DECISIONI DEL GOVERNO.
NON SI PUò PENSARE DI ESSERE PURI E FAR CADERE L'UNICO GOVERNO CHE PUO' CONTRASTARE IL POETRE ENORME DEL CENTRO DESTRA.

TUTTI COLORO CHE FANNO PARTE DEL CENTRO SINISTRA E SONO IN SENATO/PARLAMENTO DEVONO (-DEVONO-) ESSERE CONSCI CHE E' NECESSARIO ACCETTARE DEI COMPROMESSI.
GLI ATTEGGIAMENTI DEI PARLAMENTARI SARANNO SOTTOPOSTI A GIUDIZIO FINALE QUANDO VI SARANNO LE ELEZIONI.
NEL FRATTEMPO (CINQUE ANNI) IL GOVERNO HA IL DIRITTO/DOVERE DI GOVERNARE ED ESPRIMERE DELLE SCELTE CHE A VOLTE NON SONO CONDIVISE.

MANDARE A CASA PRODI CHE FORSE NON VUOLE VICENZA VUOL DIRE VOLERE BERLUSCONI CHE HA VOLUTO E VUOLE FORTEMENTE VICENZA.

CREDO DI ESSERE STATO CHIARO.

A TUTTI VOGLIO DIRE CHE L'ATTEGGIAMENTO SENTITO OGGI (intervista di Franca) MANIFESTA UNA COERENZA ED UNA SERIETA' CUI NON ERAVAMO PIU' ABITUATI.
PER CUI ---- FORZA FRANCA !!!!!!!!

Il Caffè Greggio cambia gestione.
Lo si sapeva ormai da un pò, ma noi pochi clienti affezionati non ci abbiamo mai voluto credere.
Già, mi ero affezionato al tuo bar.
Domani, quando arriverò al lavoro, troverò la serranda abbassata ma sarà molto diverso dalle altre volte. Mi piacerebbe pensare, come ho sempre fatto e come poi mi hai sempre confermato, che hai fatto nottata, che sei andato in qualche locale malfamato…ma sapevo nel pomeriggio ti avrei visto. Eh, se le care vecchine che giocano al Lotto avessero saputo cosa combinavi la sera…
Ma domani non sarà così. Da domani la serranda sarà abbassata e nel pomeriggio non si alzerà. Tu dovrai correre per uffici,commercialisti, notai, avvocati… e noi dovremo arrangiarci. Non ci sarai come punto di ritrovo. Caro Tiziano, ti abbiamo sempre perdonato tutto! Abbiamo sempre accettato di buon grado i tuoi disservizi, la scarsa pulizia, l’aspettar 20 minuti per avere un caffè o una birra.
Ti abbiamo sempre perdonato, anche se non abbiamo mai smesso di chiederli, di non tenere i biglietti del bus. Ti abbiamo sempre perdonato quando finiva il fusto di birra e non ne avevi già ordinato un altro. Difficile farti cambiare… Ma non abbiamo mai smesso di sperare. Chissà perché, a te abbiamo sempre perdonato tutto. Forse perché un tempo eri il primo punk, vederti in foto quando eri giovane, era un po’ come guardarsi allo specchio. E venire nel tuo bar era un po’ come sbarcare in un isola non segnata sulle mappe. Mai visto un bar così allo stato brado, così disorganizzato! Ma forse era quello il segreto, forse era quello che ci attraeva: Il caos strutturale. Perché dentro quel caos ci vedevamo una luce. Ora si cambia gestione. Chissà d’ora in poi che ordine, che pulizia, che organizzazione… Ho paura. Ho paura che i sentimenti dovranno rimaner fuori. Ma, soprattutto, ho paura che il volantino “Teste Vuote Ossa Rotte”, con il teschio e il dito medio alzato, verrà tolto dalla serranda.

Cara Franca,
anche io sono d'accordo ad esprimere tutta la mia solidarietà a Turigliatto e Rossi per il coraggio folle della coerenza, così come a Te per la Tua sofferta decisione di un atto politicamente molto saggio (e molto inutile) ma molto sofferto. (Ti ho incontrata per caso gia' poco prima della prima votazione sull'Afghanistan e ti si leggeva in faccia il disagio di dover partecipare alle leggi crudeli della politica con quel dubbio di tradire lo spirito di movimento che ti ha sempre contraddistinta).
Mi aspetto di capire , con il tuo aiuto, i patteggiamenti che ci sono dietro: si perche' se fare politica significa dover accettare compromessi per ottenere il massimo con la minima ingestione di rospi, questo diventa piu' accettabile con un minimo di trasparenza. E il nostro baffetto con la trasparenza proprio non ci va daccordo, forse troppo sottile perche' io lo capisca o forse troppo presuntuoso.
E forse dovevamo pensarci prima ad accettare un centro-sinistra con cui abbiamo molto da ottenere mo troppo poco da condividere.
Forse e' il momento di ripensare ad una vera sinistra, con argomenti sostanziali condivisi (pacifismo, solidarieta' sociale, ecologia, rispetto dell'uomo come uomo e non come risorsa umana) e far ripartire una vera politica non fatta solo di sgambetti ma di posizioni sostenibili indipendentemente da chi le propone.
Hai notato che nelle critiche del giorno dopo non si è mai entrati nel merito dell'argomento?
Ti ricordi che il PCI, criticatissimo a sinistra perchè approvava più della metà dei provvedimenti proposti dai vari governi (democristiani spinti o giu' di li') perchè formalmente condivisibili e così riusciva ad ottenere consenso trasversale su proposte ragionevoli e a mantenere tutta la sua coerenza su proposte inaccettabili?
Che politica e' questa dove la maggioranza vota contro sue proposte e i conservatori contro la presenza militare?
Pasquale Rubino

CORRIERE DELLA SERA
22 febbraio 2007

D'Alema litiga con Mastella, Verdi e Rifondazione: è anche colpa vostra
Nell'Unione spunta la tesi della congiura
Trattative Fassino-Udc; Latorre: contro di noi un asse tra Vaticano e Usa. Prodi vuole un «governo del premier», no degli alleati

Francesco Verderami

ROMA — È il giorno dei sospetti e dei rancori. I sospetti di chi, come il dalemiano Latorre, osserva quel che si è appena consumato nell'aula del Senato e a caldo dice che «questa è un'operazione di vecchio stampo democristiano nella quale si incrociano i voleri del Vaticano e di altri all'estero. Perché fino a un minuto prima del voto, Andreotti aveva garantito il suo appoggio». Ma è come se il vicepresidente dei senatori dell'Ulivo non sapesse o non sentisse i sussurri provenienti dai banchi della maggioranza, dove alcuni suoi alleati ragionavano più o meno come Berlusconi, secondo cui «a Prodi l'hanno fatta pagare perché con le sue mosse di potere ha pestato i piedi a troppi. A partire da D'Alema».
Ma nessun leader ha il tempo e la voglia di intrattenersi sulla questione, se cioè il voto di palazzo Madama sia stato il frutto di una trappola, o se invece sia stata la semplice dimostrazione che al Senato il centrosinistra non dispone di una maggioranza. La crisi è al buio. E al buio si muovono tutti gli attori. Basti pensare alle consultazioni riservate di Fassino, che subito dopo il crac del governo chiama Casini per chiedergli una disponibilità ad allargare la maggioranza: «Non se ne parla, a meno che non mettiate sul tavolo la testa di Prodi». Fassino è lo stesso che qualche ora dopo annuncerà a Di Pietro la volontà dei Ds di «finirla immediatamente con un inutile stillicidio. Meglio sarebbero le elezioni anticipate».
E intanto si avviano trattative parallele, alcune di una certa consistenza, con Follini e Lombardo, per esempio. Prodi vede nei due centristi una ciambella di salvataggio per il Senato: «O c'è un fatto nuovo e riusciamo ad allargare la maggioranza — commentava a tarda ora con alcuni ministri — o restano solo le elezioni anticipate». D'altronde il quadro è chiaro, come ha spiegato ieri a muso duro la Finocchiaro al vertice dell'Unione, «se ancora non ve ne siete resi conto, al Senato non siamo più maggioranza».
Prodi è imprigionato a questo schema, anche se lo stesso Berlusconi misura l'impotenza di leader dell'opposizione, perché Casini si muove per conto proprio e non gli offre la sponda, almeno non al momento. E allora non ha senso giocarsi ora i nomi di Marini o Dini per un eventuale governo di larghe intese. La palla sta nel campo avverso, dove al buio si sentono cose strane. Una di queste Di Pietro l'ha raccontata ai suoi, dopo la riunione di maggioranza e quella del governo: «C'è stato chi ha proposto un esecutivo con i quattro maggiori partiti. E Prodi si è infuriato. Casini no, non viene. Pare abbia chiesto per sé la presidenza del Consiglio».
Non esiste. Come non esistono le elezioni. Anche perché Prodi non intende lasciare palazzo Chigi, anzi ha persino proposto un «governo del presidente» con pochi ministri e un gruppetto di sottosegretari. Proposta respinta al mittente, al pari di un'altra sua idea — buttata lì in Consiglio dei ministri — quella cioè di «un grande partito democratico dall'Udeur a Rifondazione». In questo caso il silenzio che è seguito non era di assenso, ma di stupore generale. E mentre si susseguono voci e proposte, Mastella cova il sospetto che qualcosa di vero ci sia nel pissi-pissi di Palazzo, e che D'Alema stia «inciuciando per farci fuori» con il Cavaliere.
È dalla riunione di governo che non smette di pensarci, da quando ha avuto un alterco con il titolare della Farnesina. «Non ci sono le condizioni per andare avanti», ha detto D'Alema. E Mastella: «Scusa Massimo, stai dicendo che non c'è più nulla da fare? Perché se qualcuno pensa a un governo di larghe intese per fottere i partiti piccoli con una nuova legge elettorale, siamo al liberi tutti».
Non è stato l'unico scontro che il ministro degli Esteri ha sostenuto. Già prima si era rivolto con durezza verso altri colleghi: «Se Prodi andasse al Senato per chiedere la fiducia, sarebbe come giocare alla roulette russa. E se sul decreto per le missioni militari mancasse la maggioranza? Avremmo chiuso per sempre, ve ne rendete conto. Eppoi, diciamocelo francamente, dov'è la maggioranza? Tu, Di Pietro, ti sei perso dei pezzi per strada. E anche tu, Pecoraro Scanio. E voi di Rifondazione, caro Ferrero». «Mica possiamo ammazzarli di botte i nostri», ha risposto il ministro del Prc. «Il fatto è — ha ripreso D'Alema — che voi avete creato le condizioni di questo sfilacciamento, alimentando un clima che non siete poi riusciti a governare con quei pazzi...».
D'Alema schierato al fianco di Prodi ha destato sensazione a molti, anche a Rutelli, che certo aveva riconosciuto «la crisi politica della maggioranza», ma proponeva di andare al Senato per chiedere la fiducia, «per non dare la sensazione che l'alleanza si sia già consumata»: «Credo sia meglio non passare per le dimissioni del premier, perché non è con le consultazioni che si allarga il consenso». Invece Prodi ha deciso, «così non posso andare avanti», e giù lamentele «sui comportamenti di questi mesi che hanno indebolito il governo»: «Ora è inutile fare appelli alla solidarietà, la verità è che mentre io mi prodigavo a tenere in piedi la coalizione, non c'è stato giorno senza un distinguo, senza un "non ci sto". Se torno, non vorrò più vedere scene come quelle sull'indulto, o esponenti di governo alle manifestazioni». Prodi tornerà, così pare. Certo anche a lui ieri ha fatto sensazione vedere D'Alema così solidale.

Stefano

CORRIERE DELLA SERA
22 febbraio 2007
Il capo del governo ha sempre fatto buon viso alle liti nella maggioranza
Il fattore «C» è svanito nel giorno della sfida
Dal thriller delle elezioni alla via crucis in parlamento. I nove mesi del Professore tra dichiarazioni ottimistiche e sorrisi ostentati
GIAN ANTONIO STELLA

ROMA — «Cuor contento, il cul l'aiuta!», ridevano i suoi uomini con un ritocco goliardico all'antico proverbio. E lui, Romano, ha fatto finta di crederci sul serio, che alla fine con un po' di fortuna tutto si sarebbe sistemato. E a chi toccava ferro perché il suo governo aveva giurato il 17 maggio proprio come nel '96, rispondeva: «Ma nooo! Stavolta non era venerdì 17!».
E per mesi aveva ostentato una fiducia esagerata: «È un governo seeerio e coeso, coeso e seeerio!». Macché. È finita come l'altra volta. Sorridevano tutti, a vederlo grondare d'ottimismo. Lui, incurante, tirava diritto: «Me l'ha insegnato mio padre. Diceva che quando i soldati vanno in guerra quelli con la faccia triste non tornano mai». Intorno era tutto un baccano di galletti e galline, pulcini e capponi decisissimi ciascuno ad avere tutto e subito: l'abolizione della Bossi-Fini e il ritiro dall'Iraq e la manica larga sugli spinelli e la chiusura del Cpt e i Pacs alla Zapatero e l'aliquota per i «ricchi» al 47% e il muso duro ai vescovi e una legge sull'eutanasia e la rimozione della riforma Moratti e la supertassa sulle jeep e mille altre cose ora clericali e ora laiciste, ora moderatissime e ora radicalissime. E lui: «Siamo sereeeni. Seri e sereeeni».
Ricordate cosa disse quando andò a Palermo ad appoggiare Rita Borsellino? Disse che sì, certo, c'era un po' di caos ma dovuto solo alla fase di collaudo: «Vi assicuro che presto il governo sarà a punto e girerà come il motore di una Ducati o una Ferraaaari». Lo fischiavano e sorrideva. Lo insultavano e sorrideva. Gli facevano gli agguati e sorrideva. Deciso a non darla vinta ai pessimisti che gli additavano i nuvoloni prefigurando bufere: «Conoscete la barzelletta? A un aspirante ferroviere viene chiesto cosa farebbe in caso di nebbia se ci fossero due treni in arrivo sullo stesso binario. "Agiterei la bandiera" risponde. E se la nebbia fosse così fitta da impedire di vedere la bandiera? "Accenderei le fiaccole". E se la nebbia fosse così fitta da impedire di veder le fiaccole? "Userei i petardi". E se la nebbia fosse così fitta da aver inumidito i petardi? "Allora chiamerei mia moglie: Rosina, vieni a vedere che disastro!"».
Insomma: perché avrebbe dovuto andare tutto storto? Poche settimane prima delle politiche aveva detto a Giampaolo Pansa: «Se vinciamo e si fa il governo, a quel punto non esiste una via di mezzo: se cado io, o se i miei mi fanno cadere, cade anche il governo e si va di nuovo a votare. A me non piace mediare. Voglio governare. Ogni volta che si riunirà il Consiglio dei ministri, non si discuterà, ma si deciderà». Sì, ciao. Una via crucis quotidiana. Con la maggioranza che al Senato perdeva un pezzo al giorno. E andava sotto su questo e sotto su quello. E via via si sfilacciavano i rapporti non solo politici ma umani.
Presidente, preoccupato? Ma no, rispondeva agli amici di Die Zeit dubbiosi su come avrebbe fatto a tener insieme i nove pezzi dell'Unione: «All´interno dei vostri due partiti di coalizione esistono quaranta diverse correnti, non solo nove! I tedeschi, mi perdoni la franchezza, hanno impiegato molto più tempo a stringere il patto di coalizione rispetto a noi. Ci hanno messo due mesi! In un mese io ho fatto eleggere i presidenti delle due Camere, un presidente della Repubblica, formato il governo e superato il voto di fiducia. Siamo italiani, ma mi sembra che da voi il tutto proceda con molta più fatica. Noi abbiamo solo più folklore, Rifondazione comunista, i Comunisti italiani. Ma a confronto di Lafontaine, è qualcosa di abbastanza innocuo». Quindi, perché dare peso a qualche capitombolo?
Succedeva anche a Bettino Craxi, che se ne infischiava: «Sono stato presidente del Consiglio quattro anni, sono andato sotto 180 volte e non è mai accaduto nulla». E mentre gli elettori assistevano attoniti alla cagnara, che raggiunse l'apoteosi nella elaborazione della Finanziaria «modello avanti-indré», lui spargeva ottimismo come quando spiegò a Gianni Riotta: «Ci sono stati quattro casi di coscienza sull'Afghanistan, è vero. Ma siamo ancora qui, mi pare. Avessimo vinto le elezioni con più agio sarebbe stato più facile, ma così è più thrilling, c'è più avventura. Vuole la verità? È più sexy!».
Un martello pneumatico, era: «Abbiamo avuto l'incarico di governare dagli elettori di cinque continenti. E governeremo». «C'è l'impegno di tutti affinché questa coalizione vada avanti nei prossimi cinque anni. La coalizione è questa. Non cambia. Dura l'intera legislatura». «Resteremo uniti e governeremo per cinque anni, ridaremo all'Italia un ruolo serio e internazionale». «È una squadra, la nostra, coesa e omogenea, dureremo cinque anni». «Sono tornato ieri dalla Cina e non ho sentito nessuno che mi abbia detto che il governo non è fortissimo. La fiducia è totale, completa. Dureremo cinque anni». E le ruggini nella maggioranza? «Ripeto, il mio governo governerà. Punto». E sbuffava: «Sulle missioni internazionali si deciderà a maggioranza ma quando c'è da decidere, io decido».
Sullo sfondo, nell'immaginario suo e in quello degli altri, compreso Silvio Berlusconi che arrivò a sospirare «sì, questi reggono cinque anni», c'era sempre l'evocazione di quel «fattore C.» cantato ironicamente da Edmondo Berselli: «Il Culo di Prodi è una categoria mitologica. Come tutti i fenomeni meravigliosi, come un monstrum smisurato e stupefacente, come un prodigio preternaturale, una chimera, una fenice, una cometa, il C. di Prodi è un Ente largamente imprevedibile».
Macché, è finita come nel '98. E' andato alla conta e ha perso. E chi è stato stavolta, a volere il braccio di ferro? Massimo D'Alema. L'uomo che secondo Adriano Sofri «è cresciuto alla scuola di Craxi, il più grande giocatore d'azzardo del dopoguerra». Quello che, indicato dai più sospettosi come colui che aveva ordito la prima caduta di Romano, aveva mandato a dire per bocca di Fabrizio Rondolino che lui certi errori non li faceva: «Massimo, Mussi e Minniti fecero i conti il giorno prima. E mi ricordo che D' Alema, alle dieci di sera, ci disse: "Siamo sotto di uno". Lo sapevamo noi e lo sapevano anche a palazzo Chigi. Tant'è vero che all'indomani, all'alba, Minniti incontrò Cossiga per chiedergli l'astensione. Perciò, in aula, prima della fiducia, Violante dalla presidenza chiese a Prodi se voleva parlare. Avrebbe dovuto dire che era disposto a prendere anche altri voti oltre a quelli della sua maggioranza, così avrebbe ottenuto l'appoggio di Cossiga, ma lui non lo fece, e andò sotto».
«Come hanno fatto, ad andar sotto di nuovo?», si chiedono oggi basiti gli elettori di sinistra. Ma i maligni tornano a farsi un'altra domanda. Partendo da una confidenza dalemiana: «Il gioco d'azzardo è divertente come calcolo delle probabilità, funzione, strategia. Ma non mi piace l'elemento maniacale. A un certo punto non hai più il governo di te stesso. A me piace il gioco in cui uno non perde mai il controllo di sé, anzi assume il controllo del campo e di tutti gli attori in gioco. Questo sì, mi piace». Ecco: sfidando la sinistra più accesa, alla vigilia del voto di ieri, con quell'alternativa secca riassunta dal manifesto col titolo «Kabul o morte», quale calcolo aveva fatto esattamente, Baffin di Ferro? Ha perduto il controllo o lo sapeva, che finiva così?

Stefano

"Schierarsi e' un termine che non apprezzo. [In senato, ndr.] Giudichero' sul merito delle cose e scegliero' secondo coscienza"
(Sergio Pininfarina, appena nominato senatore a vita, La Repubblica, 24 settembre 2005)

"Appena entrato a Palazzo l'ho portato [Pininfarina, ndr.] a prendere un caffe' e gli ho spiegato per quale mozione votare, sembrava convinto. Poi e' entrato in aula e addio, l'ho perso"
(on. Valerio Zanone, Gruppo Ulivo, La Repubblica, 22 febbraio 2007)

"Pininfarina è lavoro nostro..."
(on. Renato Schifani, capogruppo parlamentare di Forza Italia al Senato, Apcom, Roma, 21 febbraio 2007)

"L'ho fatto sedere al mio posto e lo abbiamo affiancato. Fino a proteggerlo coi nostri corpi dagli ultimi assalti di Zanone e degli altri"
(on. Giovanni Mauro, Forza Italia, La Repubblica, 22 febbraio 2007)

"Pininfarina e' stata la nostra arma segreta, nessuno sapeva che sarebbe venuto, solo io e pochi altri"
(on. Renato Schifani, capogruppo parlamentare di Forza Italia al Senato, La Repubblica, 22 febbraio 2007)

"Con Pininfarina ci eravamo sentiti il giorno prima e in mattinata. Ero sicuro di lui ma a quanto pare per il centrosinistra è stata una sorpresa, un vero colpo di scena. Nemmeno Berlusconi sapeva che Pininfarina ci avrebbe sostenuto e che su quel non voto potevamo contare. Io lo sapevo che sarebbe andata così, Pininfarina non poteva che stare con noi"
(on. Renato Schifani, capogruppo parlamentare di Forza Italia al Senato, Il Tempo, 22 febbraio 2007)

"È inutile che Zanone va dicendo che Pininfarina è legato a lui da un’antica amicizia"
(on. Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, ricordando che Pininfarina deve a Berlusconi la nomina a senatore a vita, Il Tempo, 22 febbraio 2007)

Stefano

L'UNITA'
22 febbraio 2007
Senato, una brutta giornata
di Furio Colombo

In poche parole ieri al Senato è successo questo: due senatori, Rossi e Turigliatto, della maggioranza eletta con Prodi, non hanno partecipato al voto. Perché lo hanno fatto? Perché, ci fanno sapere, sono in favore della pace. Qual è il risultato del loro comportamento in nome della pace? Eccolo di fronte a noi: i berlusconiani vincono ed esultano. Per ore hanno parlato in favore della guerra, qualunque guerra, purché partano i soldati. Adesso saltano in piedi e urlano, da statisti, la loro contentezza tribale: hanno respinto la relazione del ministro degli Esteri sulla politica del governo, sul “dove siamo” dell’Italia nel mondo. E sul “come siamo” nel mondo.
Siamo - aveva detto D’Alema la mattina di mercoledì - in Libano a capo delle forze di pace delle Nazioni Unite. Siamo, con l’Onu e la Nato in Afghanistan, impegnati a spostare l’equilibrio fra aiuti economici e presenza militare (sempre meno attività militare, sempre più cooperazione e aiuti). Possiamo farlo perché contiamo.
Non siamo più in Iraq perché in quella guerra - tanto amata e tanto rimpianta dai berlusconiani (mentre l’America la rigetta) - eravamo dei subordinati che potevano solo ricevere ordini. Ed era una guerra fondata su affermazioni, documenti, prove, annunci, tutto completamente falso.
È giusto a questo punto chiarire: due altri voti erano stati promessi e sono mancati all’Unione, dunque a D’Alema e al governo Prodi. Sia il senatore a vita Andreotti che il senatore a vita Pininfarina avevano promesso il loro voto alla politica estera di questo governo. Non si sa rispondendo a quale richiamo, entrambi all’ultimo istante si sono astenuti.
Però Andreotti e Pininfarina non avevano alcun impegno con il governo, la maggioranza, gli elettori e con la questione della pace. Rossi e Turigliatto l’avevano, ed è per questo che Prodi ha dovuto prendere atto del caso politico creato dal loro rifiuto di votare e ha dato le dimissioni. Eppure Rossi e Turigliatto avevano appena ascoltato il brevissimo, chiarissimo intervento di Franca Rame, appena tornata da Vicenza, dove ha avuto, con Dario Fo, un ruolo da leader. Ha detto Franca Rame: «Si sa punto per punto dove sono e dove non sono d’accordo con ciò che ha detto D’Alema. Ho paura della guerra in Afghanistan. Voglio tutto aiuto e niente guerra. E allora voi vi aspettate che voti no. Vi piacerebbe. Ma io non posso darvi questa vittoria. Perciò continuo il mio impegno per la pace. E a D’Alema e a Prodi, per le cose che condivido e quelle che non condivido, dico “sì”. Non posso far vincere voi che avete in testa solo subordinazione e guerra».
L’occasione era importante per due ragioni: perché era la chiave di tutto questo periodo della vita politica italiana, che è clamorosamente cambiata, quanto a presenza nel mondo con Prodi e D’Alema. E perché l’intervento di Massimo D’Alema al Senato è stato netto, chiaro e completo, con una buona dose di coraggio e nessuna ambiguità. Il coraggio è stato di non cercare benevolenza e comprensione, ma piuttosto orgoglio delle cose fatte fino ad ora, prima di tutto l’iniziativa italiana che ha fermato la guerra nel Libano. Il coraggio è stato di dire della guerra in Iraq ciò che deve essere detto senza nascondersi dietro le bandiere, dietro il nazionalismo di tempi lontani e l’esaltazione della guerra sbagliata come modo di mostrarci amici dell’America. È stato il coraggio di affermare che la situazione in Afghanistan può essere cambiata soltanto se un Paese che conta non si ritira mettendosi in condizione di non contare più e di riconoscere che tutto ciò non si fa per avere diplomi di amicizia subordinata ma per dovere. Donne e bambine e tutta la popolazione di quel Paese, che è stato vittima di una violentissima oppressione militare e religiosa, si aspettano non la continuazione di una guerra infinita ma una vita un po’ migliore.
Due senatori eletti con il centrosinistra hanno deciso che non importa se in Afghanistan resta la guerra e in Italia torna Berlusconi, dunque una esaltazione primitiva e bugiarda della bella guerra che si celebra. Va bene così, si sono detti, e al diavolo i milioni che hanno votato e sperato con Prodi.
Il resto ce lo dirà il Presidente della Repubblica nelle prossime ore. A noi resta negli occhi l’esplosione di festa di coloro che, ancora ieri, ancora nei discorsi contro D’Alema, si congratulavano a vicenda per i morti italiani al servizio di una guerra - l’Iraq - che l’America sta cancellando mentre l’Inghilterra ritira i soldati.
Quelli sì che erano tempi di gloria, hanno detto e gridato i berlusconiani con sincero rimpianto. Ora, forse, grazie a due voti mancanti da parte di chi, prima di andarsene, ha detto di battersi per la pace, lo spettacolo del circo Berlusconi-Calderoli e dei soldati che partono può anche ricominciare. O almeno ritorna l’incubo.

Stefano

in base a quanto detto, che condivido, invito Franca a non lasciare, combatti dall'interno. Combatti... io sono con te

Cara Franca,
come Segolene la nuova comunicazione passa tra il blog: è democrazia diretta, partecipata, forma di condivsione di un percorso, forma di rivitalizzazione dei logorati meccanismi di rappresentanza, quelli classici, canonici, basati sulla delega in bianco. La partecipazione è il sale della democrazia e della crescita civile e politica della comunità. Il confronto crea scelte condivise, forti, reali, frutto di un mutuato ascolto positivo con l'elettorato, che è il luogo politico primario a cui l'eletta e l'eletto deve saper indirizzare la propria attenzione, la propria comunicazione dei contenuti e delle intenzioni: costruendo percorsi comuni, coinvolgenti, collettivi, partecipati. Anch'io, in qualità di Capogruppo della Lista Uniti con Dario Fo per Milano nel Consiglio di Zona 4 di Milano, utilizzo il blog, http://www.partecipami.it/?q=blog/172, come forma primaria di comunicazione e di confronto, di dialogo in un contesto che possiamo dire "Convenzione permanente attiva di rete". Sto vivendo con forte rabbia ma anche con un senso di frustrazione le ore interminabili di un incubo che si è aperto l'altro giorno con una crisi inaspettata, malaugurata per questo Paese che riponeva nel Governo Prodi le prime speranze di un cambiamento possibile, dopo 5 anni di fallimentare direzione, di una legislatura all'insegna degli interessi privati e illeciti che si sono eretti a legittimi, dove i conflitti di interesse venivano eliminati nel loro essere conflitti, mantenendo e sostenendo gli interessi; UNA LEGISLATURA FATTA DI MENZOGNE, QUELLA RETTA DAL CENTRODESTRA, un legislatura che ha trovato nel sistema di guerra il proprio principale giardino d'azione, asservendo e svendendo l'Italia all'alleato che è fonte di distruzione permanente e senza fine, di imperialismo e prevaricazione nel soffocamento dei diritti di autodeterminazione e dei popoli, umani, civili, inalienabili. Si è aperto il 9 aprile un nuovo corso, una nuova stagione, una primavera del risveglio della politica, della partecipazione, della democrazia. Abbiamo, subito dopo, sconfitto con un referendum di popolo, ampiamente partecipato, il bieco tentativo di seppellire con il macete la nostra costituzione, nata dalla Resistenza e da quelle forze ideali e culturali aliene al presente centrodestra. Abbiamo prospettato nuove norme e stavamo per approvarle, sul mercato del lavoro, rivedendo, io ero per l'abrogazione, ma meglio un passo che nessuno, l'infame legge sulla precarietà esistenziale oltre che lavorativa, la legge 30 che rende la persona mezzo mero di produzione, da eliminare quando è opportuno, magari quando conviene all'azienda dislocare in altri luoghi, lasciando a casa le lavoratrici e i lavoratori senza garanzie, senza prospettive, senza un avvenire di affermazione e di emancipazione sociale. Stavamo parlando di ecosviluppo, incentivando, finalmente recependolo come punto prioritario dell'agenda di governo, le fonti di energia rinnovabile e sostenibile, concependo che l'attuale modello di sviluppo non è più concepibile, in quanto spreca risorse energetiche, crea emissioni inquinanti ncive e determina conflitti sociali e internazionali che scaturiscono nelle guerre di aggressione e di interessi petroliferi delle potenze. Avevamo delineato una politica estera tesa a definire un ruolo primario dell'Italia come Paese di risoluzione dei conflitti in senso e in una prospettiva umanitaria: si è vero, tu giustamente, Franca, lo poni e lo sottolinei nella tua dichiarazione, esiste una contraddizione che consiste nel riproporre un appoggio alla missione in Afghanistan, che oggi vede schierato un maggior numero di soldati, e che delinea ciò che da tempo prefiguravamo, ossia che quella missione non era missione di pace, di solidarietà umanitaria, di sviluppo sociale condiviso con la popolazione, ma, bensì, era ed è missione di guerra, di aggressione, di mutuata situazione di controllo economico. Il cambio della destinazione dei fondi, aumentando quelli per lo sviluppo socio umanitario, è assolutamente importante e imprescindibile per dare una risposta politica a una situazione di alimentata conflittualità interna. Ma votare NO o astenersi alla dichiarazione programmatica presentata dal Ministro degli esteri D'Alema sarebbe stato un suicidio, rendendosi complici di un ritorno al passato, che sembrava cessato, appartenere alle pagine oscure, ce ne sono molte, della Repubblica Italiana, a periodi di lesione della democrazia, di attacco alle conquiste sociali e civili che il Paese ha determinato in questi lunghi decenni di progressivo avanzamento democratico e civile. Sarebbe stato un colpo ulteriore per ridare e riconsegnare il Paese nelle mani della destra, di una destra rozza, insensata, irrazionale, irresponsabile, drammaticamente antieuropea, palesante le inclinazioni peggiori e viscerali dell'essere umano: una destra costituita da delle persone che soggettano la ragione di stato alla soddisfazione di propri biechi interessi individuali. Ma questo pericolo è ritornato nuovamente vivo e tragicamente presente agli occhi increduli e disillusi dei più che hanno votato per il cambiamento e per la difesa della democrazia, del lavoro, della convivenza sociale, della pace. Ritorna come un mostro tentacolare, tipica riproposizione di derive totalitarie e reazionarie intessute nei sistemi liberali, come scrive giustamente il grande giornalista Noam Chomsky, e, in questo momento, arginarlo diventerò doppiamente difficile, doppiamente angusto, doppiamente ostico: doppiamente dato che saranno venute meno le forti tensioni politiche e progettuali che avevano dato vita al lungo programma de L'Unione, ricco di radicali proposte di cambiamento e di svolta, di cambio di una rotta consunta e perniciosa per il Paese, l'Europa. Quale soluzione dare a questa inaspettata ma sofferta crisi, una delle più sofferte della storia repubblicana? E' difficile pronosticare scenari nuovi, di certo i 12 punti che potrebbero essere la nuova base di impegno programmatico di governo, di un governo Prodi bis, che noi auguriamo si ricostituisca e possa avere una maggioranza in ambo i rami del Parlamento, seppure sempre labile dato un sistema elettorale, il porcellum, preconfezionato dalla destra qualche mese prima della conclusione della propria infausta legislatura all'insegna del motto "Muoia Sansone con tutti i Filistei", ossia "perdiamo ma lasciamo uno stato di ingovernabilità assoluto ai nuovi arrivati", sono differenti dalle basi programmatiche della coalizione e diversi sono gli arretramenti di contenuto e di prospettiva fatti. Ma la tcnica del meno peggio deve permanere, soprattutto in Italia in cui i poteri forti, le pressioni vaticaniste e atlantiche mettono a repentaglio la prosecuzione della tenuta della democrazia e dell'autodeterminazione dell'Italia, che aveva scelto una politica estera di più largo respiro, di maggiore prospettiva politica, di ampliamento dei diritti civili e sociali, di una progressiva affermazione della cittadinanza, delle lavoratrici e dei lavoratori. Lo spettro che ha tenuto bloccato il Paese per anni nella cosidetta prima fase della Repubblica sembra ritornare con grande vigore e dirompenza: i voti dei tre senatori a vita lo esemplificano chiaramente, tutti e tre rispettive figure di referenza dei poteri ingerenti. Bloccare, ora, questo sbarramento al completamento di un programma che dava nuove prospettive all'Italia è più che mai necessario e solo una coalizione che riconfermi l'attuale maggioranza, magari ampliata con appoggi esterni e individuali non devastanti le basi del programma, rivingorendola nonostante la difficile situazione in Senato, rilanciandola con un impegno di trasformazione sociale e culturale del Paese, potrebbe evitare questa minaccia di riaffermazione del "berlusconismo" che va oltre al soggetto, individuabile come contaminazione del costume e delle coscienze, come scrive il giurista Franco Cordero, e che ripristinerebbe uno stato di demolizione della democrazia in modo subliminale e corrotto.

Alessandro Rizzo

Questo commento è rivolto a chi, da posizioni di sinistra, (ma credo che siano veramente pochi) ritiene che il voto di Franca Rame rappresenti una contraddizione o peggio un tradimento.
Premessa dovuta perchè ogni argomentazione proveniente da destra avrebbe una ben comprensibile ragione strumentale; è mia intenzione invece capire chi e perché, dalla stessa nostra parte, possa sostenere alcune critiche che abbiamo letto.

Preso atto che la caduta del governo Prodi è stato provocato da una sinergia fra forze compiacenti il Vaticano, la confindustria , e gli Usa di Bush da na parte e protagonismo velleitario dall'altra (nessuna di queste ‘forze‘ avrebbe, da sola, determinato quell‘evento), mentre aspettiamo di sapere come si risolverà la crisi, vi invito a osservare chi ha acquistato peso politico e chi lo ha perso.
I valori della pace hanno fatto un passo avanti?
La giustizia ha prospettive di maggiore equità?
La voce dei più oppressi e discriminati avrà più peso?
Ci sarà un più ricco confronto democratico e più ascolto o più autoritarismo?
Gli sprechi hanno maggiore possibilità di essere ridotti?
Si invertirà la tendenza per la quale i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri o, in generale, i più bisognosi staranno meglio?
Sui DICO cosa succederà?
Continuando a perdere pezzi, continuando a polverizzarci, che risultato otterremo?

Credo che lo spostamento a destra del probabile nuovo governo non induca a risposte ottimistiche.

Mi piacerebbe che qualcuno potesse convincermi del contrario. Non però rispondendo con buone intenzioni e intenti sacrosanti che non avrei difficoltà a condividere, ma con prospettive realistiche che tengano conto del difficile passaggio che il pensiero di sinistra sta affrontando.
Quando l’ideologia perde il contatto con la realtà è un pensiero che vuole volare con le ali di un tacchino.

Vorrei ricordare infine che un rincrudimento dello scontro e eventuali azioni violente -che in quanto tali ripudiamo - che ne potrebbero scaturire sarebbero colte come motivo e giustificazione per svolte autoritarie che tutti noi non auspichiamo.
Per tutti questi motivi credo che la scelta di Franca Rame, pur maturata fra dubbi e conflitti di coscienza, sia stata la più opportuna e la più responsabile e rappresenti tutti i compagni che non credono nel “tanto peggio tanto meglio“.

- ripartiamo da Rossi e Turigliatto!
a cura di Paolo De Gregorio – 23 febbraio 2007

La violenza con cui gli apparati di partito di PDCI e PRC si sono scagliati contro coloro che, per coscienza e convinzioni etiche, hanno votato contro la politica estera del governo Prodi, ci fa capire quanto la cosiddetta “sinistra radicale” sia totalmente interna al gioco del “Palazzo” e voglia tenere in piedi un governo totalmente subalterno alla politica americana di aggressione all’Afghanistan e di aumento della potenza militare in Europa, aggravata non solo dal raddoppio della base di Vicenza, ma anche dalla gravissima decisione Usa di dispiegare missili in Polonia e Repubblica Ceca, ai confini della Russia, senza nemmeno consultare i suoi “alleati” (leggi servi).
La “discontinuità”, di cui si è vantato D’Alema, esiste davvero. Oltre l’aumento del 13% delle spese militari italiane, vi è in Italia e in Europa un incremento dell’iniziativa militare Usa che vuole colpire, proprio partendo dall’Europa, obiettivi militari del medioriente, coinvolgendoci in una politica che è ferocemente contro gli interessi europei, contro l’euro, contro l’Unione Europea che viene sbeffeggiata trattando direttamente con i paesi membri e dimostrando che l’Europa come entità politica non esiste e non ha peso.
Questa vergognosa ed umiliante subalternità alla prepotenza yankee, dannosa alla nostra economia e alla nostra dignità, è addirittura un dogma.
Qualunque tentativo di smarcarsi da questo servaggio viene definito come fantasioso, velleitario, rivoluzionario, terroristico e quanto altro leggiamo ovunque, e non come un semplice desiderio di decidere autonomamente il nostro destino di cittadini europei, visto che l’Europa ha 350 milioni di abitanti, una potenza economica pari a quella americana, e vogliamo solo fare un cammino autonomo che non venga deciso da un impero decadente, odiato in tutto il mondo, che vuole risolvere i suoi problemi solo con la lotta armata e la prepotenza.
La vera ed unica “discontinuità” è quella di affermare l’autonomia italiana ed europea dai disegni e dalle strategie Usa, dichiarare sciolta la Nato e dare lo sfratto a tutte le basi Usa in Europa.
Continuare furbescamente ad appoggiare il governo Prodi significa lasciare congelata la politica estera, significa non mettere in discussione un modello di sviluppo economico che non è più sostenibile, significa mettere la sordina a qualunque iniziativa volta ad una Europa coesa che parli con una sola voce.
Eppure questa “sinistra radicale” (Verdi, Rifondazione PDCI), appena ieri sera, quando Prodi ha alzato la voce, si è precipitosamente resa disponibile al voto di fiducia, rinunciando anche alle briciole dei DICO, dimenticando la frettolosità e l’arroganza con cui Romano Prodi aveva comunicato che su Vicenza la decisione era presa e che la politica estera non si tocca.
La sola cosa che otterranno, salvando Prodi, è una distanza abissale dai propri elettori, magari compensata dalla consolazione di fruire ancora per qualche mese dell’appannaggio parlamentare e magari di arrivare a quella pensione d’oro che nessuno disdegna.
Ormai questi partitini sono organizzazioni burocratiche autoreferenziali, incapaci anche di legarsi tra loro per costituire una alternativa, e sono ormai di ostacolo alla costruzione di una “SINISTRA ANTAGONISTA”, che non deve essere un partito, ma un movimento di massa capace di fare campagne come quella di un Referendum sull’indipendenza dell’Europa, sul disarmo, su uno sviluppo sostenibile.
Turigliatto e Rossi, insieme agli altri quattro che hanno dichiarato che voteranno contro il rifinanziamento della guerra all’Afghanistan (Rame, Giannini, Bulgarelli, Grassi), se non decidono di ritirarsi a vita privata (visto che i loro partiti li butteranno fuori), potrebbero fare un gruppo di cui molti di noi avrebbero fiducia, per definire gli obiettivi di una sinistra antagonista di cui vi è un immenso bisogno.
Paolo De Gregorio

Per chi come me non ha visto il TG1 odierno con la dichiarazione di Franca.

http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/list_content_tg.srv?id=1985#

Franca ci permettiamo di darti del tu. Siamo Fabio e Stefania da Bologna. Ti abbiamo votato al Senato la scorsa elezione e abbiamo appena sentito la tua dichiarazione stasera al TG.

Capiamo benissimo il tuo travaglio ma ti preghiamo di NON dimetterti. Il Parlamento è pieno di furfanti e ladri e grassatori che rimangono in carica imperterriti senza alcun problema di coscienza anche di fronte all'evidenza della loro colpevolezza.

Proprio tu che sei una persona eccezionale, che hai una coscienza cristallina, che ti poni seriamente e con tutto il cuore delle questioni etiche serie come la pace e l'antimilitarismo non ti puoi dimettere.

Votare il rifinanziamento della missione militare è un abominio, lo sappiamo. Ma occorre anche considerare che in Italia, dopo anni lunghi secoli di medioevo Berlusconiano, si sta avviando un timido movimento di riforme portato avanti da questo governo: liberalizzazioni, equità sociale ma soprattutto DICO (il vero motivo per cui al Senato Prodi è andato sotto).

A questo processo occorre anche la presenza di persone luminose come te, rare purtroppo. Occorre però, per raggiungere il bene in alcuni campi, accettare a volte dei terribili compromessi con la propria coscienza.

Rimani in carica e lotta. Continua a lottare, tu che sei mille volte meglio di tanti tuoi colleghi dis-onorevoli, per tutti quelli come noi che ti hanno votato e che ti vogliono in azione al Senato. Siamo tutti d'accordo con te pienamente sul rifiuto della guerra e capiamo appieno la tua crisi di coscienza. Ma ti preghiamo di accettare il peso del compromesso e di continuare il tuo lavoro politico, magari con più dedizione di prima se possibile, pensando che il dolore da sopportare per un odiato male a cui si è costretti a partecipare sia il prezzo da pagare per portare avanti i progressi a cui da sempre si spera.

Grazie mille.

Fabio & Stefania - Bologna

Anche se abbiamo una legge elettorale che fa schifo proprio come la faccia da culo di Calderoli che non ha dato la possibilità agli elettori di scegliere il proprio rappresentante politico, lei non si deve dimettere.Dobbiamo risolvere i problemi di questo Paese. Se lasciano i politici migliori, ci ritroveremo con le due camere piene di feccia umana. La prego, senatrice, NON MOLLI! Se si farà un nuovo governo non vuol dire che sempre voterà contro la sua coscienza. Deve raddrizzare Prodi e i ministri sulla retta via. NON MOLLI FRANCA!!!!!!!!!!!!!!!!!! SIAMO TUTTI CON LEI!!!!

Cara Franca,
In questi giorni ho provato molte volte ad immedesimarmi in te; lacerata tra quello che sei e quello che i politicanti vogliono che tu sia; un dilemma che è lo specchio di quello che accade nella la vita reale, se ci pensi; ed essere ciò che si è da la definizione esatta di ciò che è la libertà...Non avrai dormito; e il tuo stomaco si sarà rivoltato (o forse avrà preso un volo low-coast )tutto le volte che un fassino qualsiasi ti si è avvicinato per convincerti a votare: si' lo voglio!...Ho sentito quello che hai sentito anche te e questo deve avere avuto delle ripercussioni psicosomatiche su di me perchè se mi guardo in volto ho i tratti corrugati ed un emicrania che non ho mai conosciuto. Bella manica di alieni quelli là!gente che per stare bene deve avere il suo piccolo mondo a forma di poltrona sotto il deretano ( aiuto!!! una nuova razza aliena si è impadronita della terra: i deretani! ); totalmente distaccati dalla realtà; dalla sua bellezza e vitalità, sofferenza e passione, imperfezione e materialità...e se ci pensi questa è la esatta definizione dell'assenza di libertà.
Voglio svelarti un segreto...loro non ci possono rappresentare...non possono rappresentare quello che siamo...semplicemente non ci arrivano.
Se chiedi ad un deretano come vede il mondo ti risponderà: rosso e a striscie, come il velluto di cui è fatta la sua poltrona!
Non siamo ancora pronti per un zapatero, e forse non lo saremo mai.
E ti dico un altro segreto: la vera politica, la vera realtà, siamo noi...i movimenti...i colori...le manifestazioni...le associazioni...le persone che riempiono gli spazi di musica...calore e colore...gesti e ardore...non " i solidali " ma piuttosto " i fratelli"...e naturalmente sei te...cara Franca.
E qua vengo al punto: non ci rimanere male per il mondo dei deretani, è una lotta persa in partenza...non ti lacerare per le loro spocchie e le loro superficialità...tu sei tutto un altro pianeta: la terra appunto, la realtà...
Io se fossi in te prenderei una decisione ancora più coraggiosa delle dimissioni...
Viviamo un periodo angosciante, e se ci pensi tra poco mezzo mondo andrà a votare. E se la storia non fosse ciclica? e se dopo bush arrivasse un rudolph giuliani?...e se piuttosto che segolene arrivasse Sarkozy?...e se dopo blair arrivasse una nuova tatcher?...
Per questo è fondamentale che qui da noi rimanga un parlamento per lo meno di "sinistrina"...un argine verso la deriva...
Fossi in te farei una scelta ancora più coraggiosa delle dimissioni: spingerei per l'entrata nel governo di Casini!
Tu pensa soltanto cosa farebbe, e come rosicherebbe il Berlusconi & Co..., e forse farebbe da argine per un futuro giulianisarkozytatcher.
Tanto i Dico non si fanno lo stesso, il conflitto di interessi non si risolve lo stesso, la Tv non si riforma lo stesso...
Fossi in te spingerei in questa direzione...
Cara Franca, sii serena, tanto la vera realtà è fuori da quell'aula, negli abbracci di tuo marito e di tuttele persone belle che ti circondano...ma tu rimani dentro...non ti dimettere, perchè forse il segreto sta nello strumentalizzare le situazioni a tuo favore, perchè tanto tu insieme a tutti noi qui fuori sei di un altro pianeta: la terra appunto.
Un enorme abbraccio.
Maurizio
Ti lascio la mia e-mail se vuoi [email protected]

Dunque, vediamo un pò di fare il punto della situazione.
Queste sono le mie considerazioni in merito ai fatti accaduti durante questa indimenticabile settimana.
Prodi si reca da Ruini e Bertone (cip e ciop li chiamerei io) accompagnato dai suoi integerimmi e perbenissimo compagni di merende D'Alema e Rutelli (che mi piace definire il gatto e la volte).
L'occasione è la ricorrenza della firma del Concordato tra Stato Vaticano e Stato Italiano ma sarebbe più corretto parlare di Stato Vaticano e della sua colonia italiana.
Parlano con cip e ciop riguardo ai "Dico", come se il recepimento di una direttiva UE e il riconoscimento di diritti civili a cittadini dello stato italiano fosse il peggiore dei mali del mondo, e si chiariscono, a detta di Prodi, ma rimangono ciascuno delle proprie posizioni (non capisco dove sia il chiarimento). Prodi comunque dice che è tutto a posto con il Vaticano.
Il giorno dopo, mi pare, D'Alema comincia con i suoi proclami a dire che se il senato non approverà la questione afgana "si va tutti a casa"! Lo stesso giorno il giornale "il Corriere della Sera" pubblica la notizia secondo la quale tutte le manifestazioni contro i "Dico" organizzate dalle associazioni facenti capo a Ruini sono state annullate (posseggo ancora il quotidiano e penso che lo incornicerò).
Il giorno dopo il governo viene battuto in senato per due voti e Prodi, sebbene non sia richiesto istituzionalmente, si dimette...
Nei giorni successivi, guarda caso, si comincia a parlare di appoggi dai centristi e si fissano 12 punti imprescindibili perchè il governo Prodi torni al suo posto. Guarda ancora il caso i "Dico" spariscono dall'agenda del governo e diventano materia parlamentare, la subordinazione ai capricci americani, vedi questione afgana e base di Vicenza, diventa "condicio sine qua non" per un eventuale prossimo incarico di governo!
Chi è stato secondo voi il grande regista di tutta la messa in scena delle dimissioni del governo Prodi???
Io un nome ce l'ho da fare e mi sembra molto attendibile... voi?
Certamente i due senatori di rifondazione non avrebbero mai dovuto fornire a Prodi la scusa per mettere in atto il piano di Ruini: polli sciocchi e sprovveduti!
Ora io mi domando e dico (ops... dico non si può dire): ma ci rendiamo conto che per costruire la società dell'amore occorre cambiare le coscienze e che le manifestazioni spesso forniscono l'occasione ai repressori per scatenare la forza pubblica? Ma ci rendiamo conto che il rifinanziamento della missione in Afganistan e la nuova base di Vicenza sono innanzitutto un problema di ordine economico che graverebbe sulle finanze dei cittadini oltre che sulla salute dei cittadini? Perchè sulla salute? Lo sapete che vicino al mio paesino di origine in Campania c'è stata per anni una base nato e quando se ne sono andati gli americani pare abbiano interrato le testate nucleari contribuendo ad inquinare ulteriormente le falde acquifere del territorio e all'aumento del tasso di mortalità già molto elevato per tumore e nessuno ha detto e fatto nulla??? E come la mettiamo con 'sta storia delle convivenze di fatto che debbono essere regolamentate perchè la direttiva UE da applicare è ormai vecchia del 1994 e non possiamo fare quello che ci pare dato che facciamo parte della comunità europea??? E soprattutto con il massacro mediatico-psicologico di cui sono oggetto gli omosessuali in nome di una "legge naturale" che non è mai esistita perchè gli omosessuali esistono da sempre e, tranne che nelle religioni monoteiste e nei regimi, non sono mai stati banditi o trattati diversamente da nessuna delle società in cui si sono potuti esprimere liberamente??? Ma la cosa più scandalosa è che Ruini fa l'eminenza grigia e manovra la politica italiana così come i suoi predecessori, Casaroli-Sodano-e compagnia cantata, e nessuno ma proprio nessuno di voi rappresentanti politici si decide ad utilizzare lo strumento della legalità per far incriminare questi individui! Nessuno di voi fa ricorso alla legge ad iniziativa popolare, tranne che in rare circostanze, o ricorso all'alta corte di Strasburgo quando di mezzo ci sono i diritti sacrosanti dei cittadini che sono poi anche i vostri! Sono le istituzioni che, in democrazia, finiscono per decidere nonostante le manifestazioni esprimano parere contrario al loro orientamento, l'ha ribadito persino Napolitano, quindi sarebbe opportuno durante le manifestazioni raccogliere le firme per un progetto di legge ad iniziativa popolare oppure quelle per proporre un referendum... in Parlamento, e tu Franca dovresti saperne qualcosa, delle manifestazioni non se ne fanno un emerito ca...ppero! Infatti, basta guardare la storiaccia della Tav: adesso è uno dei punti fermi del prossimo governo Prodi e si farà, nonostante le ossa rotte di quei poveri illusi che sono andati a presidiare e che le hanno buscate a più non posso!!! Risultato??? Cornuti e mazziati, si dice al mio paese... Se fosse accaduto in Francia ciò che sta accadendo in Italia la gente sarebbe scesa in piazza a milioni... è la coscienza di popolo e di cittadini che ci manca...
Maria Pia

Cara Sig.ra Rame,
ho letto il suo sfogo di ieri (23.02.07). Capisco la sua stanchezza nei confronti di un modo di far politica così deludente ma sono rimasta colpita dalla sua intenzione di dimettersi.
Non so se riesco a spiegarmi...: io l'ho votata Sig.ra Rame!
Non posso che definirmi molto delusa da come questo governo si sta comportando: con una impensabile successione di scelte sbagliate questa pseudo-sinistra ha fatto fino ad ora, dal mio punto di vista, solo figure da cioccolatino (o almeno color cioccolatino!).
Ma se Lei torna a casa, allora davvero non ci sono più speranze...
Lei è una donna forte, decisa, con idee e soprattutto principi morali. Se ne sarà accorta che queste caratteristiche mancano alla maggior parte dei parlamentari, vero?
Non desista... Non mi tolga la speranza nel cambiamento...

Con immutata stima.
Quasirossa.

Cara Franca, non ti invidio, la situazione è grottesca. Potremmo dare la colpa alla legge elettorale, ai risultati elettorali (limpidi o meno, non so), all'inciucismo prettamente italiano, ai franchi tiratori, ai giudatraditori... fatto sta che siamo arrivati a questo punto.
Che D'Alema abbia sempre avuto problemi con il Diritto Pubblico è un dato di fatto, perchè trasformare una normale dichiarazione del Ministro degli Esteri in un voto di fiducia indiretto? Ci si potrebbero scrivere tesi... forse per tagliare con la sinistra "plurale", accelerare la nascita del Partito Democratico (un parto lungo 11 anni) e aprire al centro, come ai tempi di Mastella & co.
Cosa fare? Cosa devi fare? Di certo non devo essere io a dirtelo, non mi permetterei mai, io ho delegato la mia rappresentanza ad un senatore calabrese, tu ti siedi in Senato e porti il peso della decisione.
Spero che non ti dimetterai, anche se ho paura che lo farai. Non vorrei che ti dimettessi perchè una rompicoglioni in Senato fa sempre comodo, e se c'è gente come Andreotti e Cossiga non vedo perchè non debba esserci una donna che ha vissuto il dopoguerra in modo molto diverso da loro.
Penso anche che in un altro parlamento (pesantemente di destra) e con un altro governo (tipo il precedente), una rompicoglioni come te non riuscirebbe ad entrare e a far pesare la sua voce. Dal basso della mia inesperienza ti consiglio quindi di accordare la fiducia al governo per i prossimi 5 anni, e dirglielo già da ora: "per 5 anni io resto in questo condominio" e poi, ogni qual volta ne hai la possibilità, di alzarti in piedi e ROMPERE I COGLIONI a chi vuoi in quell'aula; se il governo cade o tu ti dimetti chi gli rompe i coglioni??? Non credo che sarebbe piacevole per loro farsi CAZZIARE ogni qual volta se lo meritano. Tu che puoi (e che sai farlo) prendili per il culo con lo sghignazzo e lo sberleffo e mettili di fronte alle loro decisioni.
Era solo un consiglio, ti abbraccio, Giuseppe.
p.s. tempo fa ho sperato che tu potessi diventare Presidente della Repubblica... ma non avevo pensato alle grane che avresti avuto...

Cara Franca, sono felice che tu sia nata in Italia, perchè tu sei una delle occasioni per sentirsi orgoliosi di essere Italiani.
Naturalmente questo giudizio non può non riguardare anche il tuo compagno Dario.
Ti prego, continua a comportarti e ragionare come hai sempre fatto: con cuore e cervello.
Con il cuore: lo testimonia la tua vita spesa per chi ha più bisogno e con il cervello, come hai mostrato di saper fare, con il voto al Senato per il governo PRODI.
Lo sappiamo tutti che non è il miglior governo e che è faticosissimo vivere le difficoltà in cui si muove quotidianamente, ma sappiamo anche che cosa significherebbe mandarlo a casa.
RESISTI, come sei sempre riuscita a fare. Io non dimentico, non dimentico quello che hai dovuto subire e la tua forza interiore che ti ha permesso di andare avanti e a cui tutti dobbiamo qualcosa.
Non mollare!
Un abbraccio a te e Dario, due esempi di come si possa non perdere il lume della ragione e del cuore.

Trovo che le modalità per iscriversi e partecipare a questo blog non sia per niente facili. Forse si spiega così il numero limitato di visitatori.
Buon lavoro.

Apprezzo la posizione di Franca sul voto in Senato: mi piacerebbe avere commenti (soprattutto da lei) sull'analisi che ho fatto in http://xoomer.alice.it/giardino_aranci/domenico/index.html

Inoltro questo scritto di Michele Corsi di ReteScuole, il network dei comitati contro la riforma scolastica dell'ex ministra Moratti. Un'analisi impietosa ma ben tratteggiata.
Pat
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Perchè solo due
di Michele Corsi - http://www.retescuole.net/contenuto?id=20070225170423

La vicenda della crisi del governo Prodi mi pare significativa non tanto per i comportamenti politici dei leader della sinistra (tutta) che ormai sono tanto prevedibili da annoiarci terribilmente, quanto per le reazioni semiautomatiche di parte del popolo della sinistra. Leggo e sento dire da gente sino all'altro giorno terribilmente critica, a giusto titolo, nei confronti del centrosinistra, cose vergognose e degradanti (per chi le pronuncia) nei confronti dei senatori Rossi e Turigliatto, rei di aver votato su Vicenza e guerra, coerentemente al loro, e nostro, pensiero. Sul linciaggio non mi dilungo e rimando alle cose semplici e sagge che ha scritto Alex Zanotelli sul Manifesto. Mi voglio soffermare a scrivere invece, per una volta, non dei nostri "capi", ma di noi "base". Perché in questa congiuntura le nostre reazioni epidermiche sono state la causa del disastro, e non l'effetto. C'è stata gente molto altolocata che ha contato su certi nostri riflessi condizionati, per consumare le proprie sporche manovre politiche.

Uno degli elementi tipici che caratterizzano noi "base" della sinistra è la cultura del "meno peggio". Questa cultura non riguarda affatto una supposta differenza tra "sinistra radicale" e "sinistra riformista", una divisione ormai piuttosto giornalistica: tutti ci siamo dentro. Non si tratta di un difetto genetico, ma di un residuato bellico dell'ideologia Pci precadutamuro. Era l'epoca in cui burocrati un po' tromboni soffocavano i borbottii delle sezioni con un tono di voce impostato, il petto in fuori come quello d'un tacchino, il tono condiscendente di chi si rivolge a una platea che non ha capito "il nodo" del problema, ed esclamava "ma compagni!!!", ma compagni: c'è il golpe che incombe, c'è il fascismo che rialza la testa, c'è la Cia che ci spia... E ciò serviva in maniera sistematica a giustificare qualsiasi compromesso, storico e non. Roba vecchia come il cucco, ma i dirigenti Ds, che del Pci han buttato via tutto, si sono ben guardati dal privarsi di questa preziosissima arma di controllo della base. Parte del giochetto è l'invenzione di una cultura avversaria, "da battere", ma inesistente, contro cui dirigere ogni strale: quelli che dicono "tanto peggio tanto meglio". In realtà non esiste in tutta la storia della sinistra italiana, nemmeno quella estrema, nemmeno quella estremissima, questa concezione, ma viene agitata come spauracchio, e, di solito, con grande successo. "Noi NON siamo QUELLI del tanto peggio tanto meglio".... e con questa frase magica, che allude a fantasmi tanto più temibili quanto meno identificabili, si giustifica ogni cedimento, mentre l'obnubilato uditorio è preda del terrore di essere accomunato a "quelli".

La cultura del "meno peggio" è una sorta d'infezione dell'intelletto, che blocca le normali capacità razionali e attiva automaticamente le corde emotive primitive, non quelle legate alla speranza, emozione tipicamente umana, ma quelle attaccate ai bisogni di sopravvivenza. Anche il più intelligente cinquantenne (perché noi infettati andiamo dai 45 anni in su) di fronte alla frase "ma allora vuoi che torni su Berlusconi!?" ha un attimo di paralisi delle facoltà cerebrali, di dissolvimento identitario, e con gli occhi vitrei balbetta "no ... no.... no..." e gli allegri dirigenti del nostro centrosinistra ne approfittano per sottrargli il portafoglio. Poi, appena si riprende, gli gridano: "è stato Turigliatto!"

Lo psicodramma collettivo sul voto al Senato non è stato altro che la riproposizione su scala un po' più ampia di questa scenetta degna del peggior Totò. La gran parte della base è stata spinta verso l'odio nei confronti dei senatori Rossi e Turigliatto, per aver votato contro una relazione di politica estera che si poneva in antitesi secca rispetto a tutto il fronte pacifista (cattolici moderati compresi) che chiede il ritiro dall'Afghanistan e si oppone al raddoppio della base di Vicenza. Dobbiamo dire che molta parte della stanca base della sinistra ha reagito disciplinatamente secondo le previsioni accorte dei Fassino-Rutelli: "ecco i soliti del tanto peggio tanto meglio!!" strillavano i soliti del meno peggio. Alcuni di questi, un po' più clementi, riconoscevano timidamente come nessuno abbia infastidito Mastella quando annunciava che avrebbe fatto mancare la maggioranza sui Dico, ed erano infastiditi dagli infuocati editoriali che Repubblica dedicava all'"estrema sinistra" omettendo il ruolo dell'amico Pininfarina. Pochi però hanno rilevato il fatto più eclatante. E cioé: perché SOLO DUE senatori hanno votato contro la guerra in Afghanistan e l'allargamento della base di Vicenza? Perché non erano 150? Perché quelli che io, semplice cittadino, ho votato perché difendessero la pace e stessero sempre a fianco dei movimenti, hanno votato a favore? Davvero qualcuno pensa che se Ds, Prc, Pdci, Verdi fossero andati da Prodi e gli avessero detto: "amico, o la base non si fa o tu salti", Prodi avrebbe dato le dimissioni? Ma andiamo, non scherziamo! Dov'era nel programma dell'Unione l'allargamento delle basi? Perché ci si scandalizza sempre con chi è coerente, e mai, mai, con chi non lo è? Perché nessuno dice che il vero scandalo di quella giornata è stato che il "nostro" ministro degli esteri, salvo una frasetta ambigua di circostanza, ha ignorato bellamente non solo il movimento di Vicenza, ma, come attestano tutti i sondaggi, l'opinione di gran parte dell'elettorato del centrosinistra e di una bella fetta di quello di centrodestra? Perché viene considerato "normale" che un governo di centrosinistra faccia sistematicamente il contrario di quel che ha promesso? Perché nessuno dice a Giordano, Diliberto e Pecoraro Scanio che spostare la base 500 metri più in là NON è un compromesso, ma una stronzata? Perché viene considerato ovvio che per rifare il governo e avere il voto di Follini si siano sacrificati i diritti civili, mentre nessuno pensa che il governo sarebbe stato su benissimo, coi voti di Turigliatto e Rossi, se si fossero scontentati gli USA?

Da pezzi di base particolarmente smemorata mi sono sentito tirar fuori (ancora! di nuovo!) il tormentone "Berlusconi ha vinto nel 2001 a causa dell'uscita del Prc dall'allora maggioranza" (e questa accusa è talmente interiorizzata dai dirigenti del Prc da averli spinti a gestire tutta la faccenda in maniera grottesca e indecorosa). Vorrei ricordare che dopo l'uscita di Rifondazione dalla maggioranza, nel 1998, NON si è andati alle elezioni, ma che si sono susseguiti ben tre governi di centrosinistra (D'Alema I, II e Amato) e che DOPO (dopo due anni e mezzo), nel 2001, si è andati alle elezioni (con un accordo di desistenza tra tutti quelli del centrosinistra e che ha permesso di non disperdere voti), e ha vinto Berlusconi. Questa sequenza cronologica è chiara? Quanto tempo ci vorrà, care basi della sinistra radicale e riformista, per capire la vera ragione dell'ascesa di Berlusconi? Possibile che tre anni di movimenti di contestazione a Berlusconi, ma ANCHE alla linea dominante nel centrosinistra, non siano serviti a niente? Ma come si fa a non comprendere che la vera ragione del successo della destra sta nell'insipienza della sinistra? Ma ce lo ricordiamo cosa dicevamo solo dieci giorni fa di questo governo? Eravamo indignati perché non manteneva nemmeno mezza promessa. E' QUESTA la ragione della disaffezione di massa a questo governo. Perché c'è un altro non detto che si rimuove in questi giorni: tutti sono convinti che se si votasse andrebbe su Berlusconi, vero? E allora, una qualche ragione ci sarà pure: solo pochi mesi fa stava sotto! Vincerebbe per le divisioni della sinistra? Ma per favore! I sondaggi sono chiari: il centrosinistra è sotto dalla finanziaria in poi. E, purtroppo, lì non ci sono stati senatori che hanno votato coerentemente, e la scuola ne ha fatto le spese, per esempio.

Chi oggi strilla in maniera scomposta e becera contro Rossi e Turigliatto dovrebbe dirci, senza politicismi e senza giri di parole, COME è possibile influire su questo governo. I grandi strateghi dell'azione su due binari (nel governo e nei movimenti) ci hanno fatto vedere un esito piuttosto paradossale di questa concezione: un giorno partecipavano ad una manifestazione di massa contro il raddoppio della base e qualche giorno dopo tentavano di linciare due senatori che votavano ... contro il raddoppio della base. SE le manifestazioni non contano nulla, SE nel governo non si conta nulla perché Prodi va sostenuto a prescindere, ALLORA cosa si deve fare? La realtà è semplice: l'unica forma di pressione in parlamento, da sempre, è la minaccia di negare il proprio voto al governo. Mastella la usa questa arma, il Vaticano la usa, anche la Margherita l'ha usata, la userà Follini, l'ha usata Di Pietro. La usano in molti. Solo la sinistra ha rinunciato unilateralmente ad utilizzarla, condannandosi, così, all'ininfluenza.

Mi piacerebbe che anche noi "base", ogni tanto, ci assumessimo la responsabilità di quel che diciamo, tra un bicchierino al bar e una partita di calcio comodamente seduti in poltrona. Se Turigliatto e Rossi sono dei traditori del popolo perché hanno votato contro la guerra in Afghanistan, allora, per piacere, chi lo pensa e straparla al riguardo si senta il peso sulla propria coscienza (e non su quella di D'Alema o di Napolitano o di Rutelli, che tanto non ce l'hanno) dei morti in Afghanistan. Perché "per non far tornare Berlusconi", noi ci apprestiamo come italiani, a fare da stampella alle truppe USA che preparano la loro offensiva, quella "contro i talebani", sì, sì, con quelle bombe che arrivano sui palazzi, muoiono venti famiglie e poi dicono: "ma in cantina c'era un talebano!". Siamo così certi che avremmo dato addosso a Turigliatto e Rossi se avessero votato contro un taglio di 200.000 posti di lavoro nella scuola? Ci saremmo "sacrificati" per impedire l'ascesa di Berlusconi, o, semplicemente, ci saremmo arrabbiati contro quella misura e saremmo stati grati (grati) a chi vi si fosse opposto? La cosa pesa meno perché invece dei NOSTRI posti, ci sono in ballo i culi dei lontani afghani? So di essere impopolare in questo, ma dico: grazie Turigliatto e Rossi, mi dispiace che abbiate pagato la vostra coerenza con un linciaggio indegno.

Caro popolo di sinistra, siamo vecchi. E non di quei vecchietti simpatici che dalla vita hanno distillato gocce di preziosa saggezza. Non ci siamo accorti che col nostro idiota "meno peggio" che ci hanno messo in testa fin da piccoli, ci stiamo giocando il futuro. Qualcuno dei numerosi colleghi può in cuor suo affermare che nelle scuole, a livello di massa, tra i ragazzi e le ragazze, c'è una qualche consapevolezza delle differenze tra destra e sinistra? Caro popolo di sinistra in gran parte ormai appollaiato nei sicuri posti del pubblico impiego, ti sei accorto che la classe operaia vota in massa a destra? Caro popolo di sinistra, ti sei accorto che questa situazione peggiorerà se tu, noi, non la smetteremo di alimentare vecchi automatismi da realpolitik del cavolo, da tattici da sgabuzzino, da strateghi di subbuteo? Solo garantendo coerenza tra quello che sognamo e quello che facciamo, abbiamo la possibilità di entrare in sintonia coi soli che potranno cambiare il mondo, visto che noi, fino adesso, non ci siamo riusciti.

**** fine articolo ****

Cara Franca,
non ho ascoltato la tua dichiarazione di voto questa sera... ho solo sentito i commenti dei giornalisti sulle tue dimissioni domani.
E' vero?
Sono stata contenta di poter dare il voto ad una persona fuori da ogni schieramento con un solo obiettivo raggiungibile, quello di ridurre i costi della politica e di tagliare gli sprechi. Condivido la tua mozione al Ministro D'Alema sulla guerra in afganistan.
Ti chiedo, ed è solo una domanda:
Non si può proprio fare più nulla dall'interno? Non ci credi più? Se fosse così è una cosa davvero molto triste per noi.
Ti faccio la domanda che Abramo fece a Dio alle querce di Mamre. Non c'è nemmeno un giusto in parlamento? Nessuno con cui potersi alleare e combattere? E' tutto da gettare come Sodoma e Gomorra?

Un saluto di stima e riconoscenza
Lucia Piacentini reggio emilia

Ciao Franca, (ho 20 anni,tu qualcuno in più..ci starebbe il lei, lo so, ma alle persone che sento vicine mi piace dare del tu!spero non ti offenderai!:-))
ho letto che hai deciso di dimetterti..allora, domanda facile facile..se le persone giuste, che lottano per principi validi in un mondo che, lo sapevamo già prima, fa schifo ed è lacerato dalla corruzione,si dimettono...CHI RESTA A LOTTARE????CHI???ora capisco che sembra io ti stia chiedendo di lottare al posto mio..nn è così.ti sto chiedendo di CONTINUARE A LOTTARE CON ME e con tutti quelli che credono che un mondo migliore si possa costruire!
ora potrei scrivere un poema sul perchè valga la pena lottare...sul perchè io, nonostante una vita non facile, sia ancora qui a lottare, convinta come prima,PIù DI PRIMA che cambiare il mondo è possibile..ma so che forse cadrei nella retorica..e con la retorica non si cambia il mondo...con i fatti si..ti prego ti prego ti prego..non smettere di lottare con noi!ti prego!noi giovani abbiamo la forza e la voglia di cambiare le cose ma come possiamo se le persone guida si dimettono?so che ti sto chiedendo una forza che in questo momento non credi di avere, altrimenti non avresti pensato a dimetterti...ma non credi che con le tue dimissioni, tutti i tuoi sacrifici andrebbero buttati al vento?perchè significherebbe dire a quelle persone che ti combattono "si, avete vinto..la vostra crudeltà, la vostra sete di potere e di denaro, la vostra mancanza di principi è più forte di ciò in cui io credo e per cui è da una vita che lotto"
so che probabilmente passo per idealista con questi discorsi su principi, libertà e quant'altro..beh, LO SONO!SONO UNA PERSONA CHE HAI IDEALI I D E A L I!E che ci crede più di ogni altra cosa!fatemi morire per quegli ideali, MA NON PRIVATEMI DELLA LOTTA!
spero che tutto il sostegno che stai ricevendo dal blog e che sono certa ti stiano dando i tuoi familiari, ti faccia ritrovare quella forza che ora non senti più dentro di te.
c'è una cosa di cui vorrei parlarti, ma non qui...la mia mail è [email protected] è veramente importante!se puoi...Grazie
con affetto
Lay.

Sei favorevole alla detassazione degli straordinari come propongono Montezzemolo ma anche Bonanni?

P.S.: Per me il sito va bene com'è anzi benissimo.

Caro la LAPACE,
la detassazione degli straordinari può essere un'arma a doppio taglio.

Può invogliare a fare gli straordinari a discapito di nuove assunzioni.

Gli straordinari - purtroppo - i lavoratori più "disgraziati" li ricevono in nero (e forse è la maggioranza).

A lungo termine sono per i 4 giorni lavorativi - veri - a settimana, lasciando la giornata di 7/8 ore come adesso. Si puo' fare, i dati ci sono. Quanto tempo si perde - e quanto si spende - in burocrazia e' pazzesco. E che deve pagare queste spese e' il lavoratore.
Nei posti pubblici occorre azzerare TUTTI i vertici e farli eleggere dalla base. I vertici sono stati messi dai partiti.
Non sanno "comandare", nel senso di organizzare, coordinare il lavoro. Non lo conoscono nemmeno.

Per quanto riguarda il blog la richiesa eì nel senso di avere più la visione degli argomenti di cui si sta discutendo. Per esempio capita che se ti assenti per mezza giornata non trovi più i post a te riferiti.

Aggiungerei che oltre a precarizzare ulteriormente il mondo del lavoro la detassazione degli straordinari appare come un modo per eludere la detassazione dei redditi e il recupero dell'inflazione oltre che l'adeguamento contrattuale.
In pratica è un modo per bloccare l'economia a vantaggio dei soliti che già l'hanno immobilizzata.
Comunque se non lo sai, su questo punto, caro Luigi Fusi, D'Alema la pensa come Luigi Fusi.

Per quanto riguarda il blog, questo, esemplificatamente, è uno spazio dove si può parlare di D'Alema, nel bene e nel male, visto che è un vecchio articolo che tratta proprio di questo tema.

Scusa LAPACE,
ma non ho capito la frase "visto che è un vecchio articolo che tratta proprio di questo tema"

Sul fatto di parlare bene o male sono d'accordo.

Ed e' proprio per questo che dico: Lasciamo perdere tante cose su D'ALEMA: però ha imposto che G.CHIESA non partecipasse a BALLARO' ?

Se fossi io al posto di G.CHIESA mi INCAZZEREI come una biscia.

Lui - G.CHIESA - almeno si è comportato da signore.

Semplicemente perchè è un vecchi articolo che tratta di D'Alema.
Da quanto hai scritto, tu caro Luigi Fusi, sull'articolo dedicato alla 194 pare che D'Alema non abbia detto di non invitare Chiesa ma che se avessero invitato Chiesa lui non ci sarebbe stato, che è un pò diverso.

Caro LAPACE,
peccato che D'ALEMA ...su RAI3 ha un po' troppo potere.

Non so se sei D'ACCORDO.

Di Bella ha detto che deve "CONVIVERE" con "D'ALEMA".
Che gli telefona per avere "VISIBILITA'" nei TG pagati con i soldi degli italiani !!!

Io vivo al nord.

Farei torto all'intelligenza se - quando sento quelli della lega che dicono che hanno dovuto mettersi con BERLUSCONI se no SPARIVANO - dicessi loro: NON AVETE RAGIONE !!!

La RAI e' di TUTTI. DI TUTTI QUELLI CHE HANNO QUALCOSA DA DIRE.
Lega compresa !!!

Conoscendoti, non credo che tu mi prenda per leghista se dico questo.

PS: Ti sei mai chiesto, questa visibilità a cosa serve, visto che la stragrande maggioranza di quelli che guardano il TG3 votano a sinistra. NON serve a COMBATTERE BERLUSCONI. Ma gli altri della sinistra. Lui ne ha il potere. Alla faccia della protezione del diritto di visibilità anche della, o meglio "delle" minoranze !!!

No, non penso che tu sia leghista, però ancora non ho capito dove andresti a parare.
Perchè seguendo un pò i tuoi ultimi commenti ancora non ho capito bene.
Facci capire.
Sulla questione annozero: quali sarebbero le analogie tra le smorfie della Prestigiacomo a Colombo con quelle della Santanchè a DiPietro?

Grazie LAPACE,
il discorso che volevo focalizzare nel titolo (occorrerebbe mettere il riassunto, all'inizio) e' stato un modo che ho percepito come scorretto da parte di Beppe, di tirare dalla sua parte Renzo Piano.

Tu sai le discussioni sia sui modi di colloquiare con la gente, che sulle diverse posizioni. Sul modo di colloquiare con i media Beppe sta prendendo delle bastonate tra i denti. Forti. E' dal giorno del V day. In parecchi l'hanno avvertito, gente che ci parlava assieme. Io avevo postato sul blog, sperando che qualcuno mi votasse.

Per quanto riguarda come comportarsi alle elezioni, mentre Franca sostiene che occorre andare a votare, Beppe e' per l'astensionismo.

In questo confronto tra Beppe e Franca - chiaro a Napoli - a mio parere Beppe a tirato dentro - davanti alle telecamere - Renzo Piano. C'è proprio una scena in cui Beppe riferisce che "ha parlato con il suo amico Renzo Piano, ecc."
Trovo questo molto scorretto da parte di Beppe. Giustificato solo dalla convinzione che ha per le SUE idee.

Mi ricordo un post che ho fatto immaginando che lo leggesse Beppe, a proposito delle proprie convinzioni ed il rischio di fare grossi errori.

"BEPPE, TI E' UN BELU CRAGNUN !!! (Non si puo' non votare) "

Sto ricercandolo, purtroppo da google... lo trovato ma non apre la pagina giusta.

...
...
...

POST IN COSTRUZIONE!!!! NON RISPONDETE: C..O.

Forse qualcuno e' fuso, dorme. E' meglio attirare l'attenzione.

POST IN COSTRUZIONE!!!! NON RISPONDETE: CAZZO !!! (tanto poi la tolgo questa riga, almeno spero!!!)

Sopra e sotto sono riportati i post della discussione sull'imposizione della scelta a Ballarò da parte di M.D'Alema tra Lui e G.Chiesa.

PS: Scusa "una donna": perché stai mandando fuori indice tutti i post di discussione per riportare articoli di giornale.

Non mi sembra proprio il caso di riempire così l'indice, con argomenti che in fondo sono anche comunque espropriati alla loro fonte originaria. E' una cosa che si fa, ma non senza un po' di delicatezza verso i legittimi autori e proprietari dei diritti "di utilizzo" di quegli articoli. E' come se un tale venisse su questo blog e prendesse tutti i tuoi post o i miei post per metterli dall'altra parte. Se lo facesse su uno, due, anche tre, va bene. Ma poi basta. Ok ?

PS: Non mi rispondere, so già "a memoria" la tua risposta

Primo, ho mandato tre articoli a diversi titoli dell'indice del blog, secondo , nessuno degli articoli è coperto da copyright. La fonte è specificata.

Cristiana (una donna): tutti gli articoli sono automaticamente coperti da cpyright, e' specificato all'inizio di ogni rivista.

Io ho scritto degli articoli tecnici, ne so qualcosa se permetti.

NB: Non voglio che ribatti un'altra volta. Chiaro. E' tutto il giorno che sei nel blog. Stai molte volte al giorno. Più di me. Ma che ti fai in quattro ? Non è abbastanza "una donna", abbiamo "quattro donna" adesso ?. Scusami la battutaccia, me la rimangio ma non la cancello, perché faccio vedere anche i MIEI sbagli. Però basta a riempire gli indici. Ma come dicevi che ti andavano bene così gli indici, e poi vorresti riportare diversi articoli dai vari giornali. Quando saranno postati altri articoli quelli che hai messo prima non li vedrà più nessuno. A cosa sarà servito allora il Tuo lavoro ?.